Olive Taggiasche


Il tema dell'agricoltura rappresenta un punto forte per la cultura e la storia di Deglio Faraldi. In questa sede, è per noi una felice occasione dedicare un capitolo a ciò che, fin dai tempi antichi, contribuisce a forgiare l'imprinting del vero Ligure imperiese: la coltura dell'Oliva Taggiasca. Entusiasti di coinvolgere i nostri lettori in questa secolare attività, ci prepariamo ad introdurne il percorso a partire dalle nostre campagne.

In ogni annata, le potature invernali e le concimazioni effettuate nei mesi successivi, preparano le piante alla produzione dei loro frutti. Nel mese di giugno, piccole olive verdi cominciano ad apparire tra le fronde degli uliveti: il processo di maturazione interesserà tutta l'estate protraendosi nel periodo autunnale. 

In preparazione della raccolta, le campagne vengono pulite e ben decespugliate per consentire il posizionamento delle reti: queste ultime, vengono stese sui terreni al fine di contenere le olive durante la bacchiatura. In questa fase gli sbattitori, ovvero attrezzi muniti di un pettine meccanizzato, vengono avvicinati alle fronde delle nostre piante per agevolare la raccolta dei frutti tramite il movimento vibratorio. Tale soluzione rappresenta una vera e propria innovazione: fino a circa vent'anni fa gli olivicoltori utilizzavano la tradizionale trappa, consistente in un semplice bastone flessibile in legno azionato manualmente dallo stesso operatore.

Successivamente le olive cadute sulle reti vengono accorpate in piccoli cumuli e pulite dalle foglie e dai rami più visibili.
Servendosi delle ceste o dei più tradizionali sacchi in juta, le olive vengono raccolte per essere completamente liberate dalle ultime foglie tramite l'utilizzo di un defogliatore, erede di un macchinario più antico e rudimentale chiamato in gergo, chitarra. Fino a pochi decenni or sono, questo attrezzo era infatti costituito da lunghe bacchette in legno che richiamavano lontanamente le corde dello strumento musicale dal quale prendeva il nome. Le olive, discendendo attraverso queste asticelle, raggiungevano il deposito a loro preposto liberate dalle foglie. La maggior parte di queste ultime, infatti, si sarebbe eliminata da sé cadendo a terra tramite gli spazi vuoti presenti fra le bacchette, prima di terminare il percorso. Ispirati a questi antichi strumenti, i defogliatori moderni ne rappresentano l'evoluzione: l'inserimento di una ventola spinge le foglie direttamente in un sacco mentre le olive, per il loro peso, scendono direttamente nella cesta pulite e pronte per la frangitura.

A questo punto, piccoli motocarri e furgoni si mobilitano verso il frantoio, locale dove i frutti raccolti verranno macinati per donarci il loro olio. Ampie macine ruotano in una vasca dove le olive depositate vengono schiacciate in una soluzione pastosa. All'interno di una pressa, la pasta viene ordinata in una colonna di dischi in stuoia. L'azione di una centrifuga segna il termine del processo di lavorazione; non ci resta che riempire i nostri fusti e portare in tavola una bottiglia del nostro Olio Extravergine di Oliva Taggiasca!

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