Miti e Leggende Locali
Come ogni Regione, anche la Liguria ha il suo bagaglio di storie e leggende. Miti, aneddoti e racconti descrivono la nostra terra talvolta in modo autentico, altre volte con uno spirito fiabesco che dona un pizzico di mistero alla vicenda che si sta leggendo o semplicemente ascoltando dall'anziano di casa. Fatti curiosi, proverbi ed altro ancora ci descrivono la mentalità, la vita di un tempo e l'avvicendarsi dei giorni nei borghi della Liguria. La prima storia è ambientata proprio a Deglio Faraldi e la conosciamo come:
A Sotta de Basue del Prato dei Coppetti.
Il Prato dei Coppetti si trova a Deglio Faraldi. Si tratta di un sito del tutto originale principalmente per la sua estensione, caratteristica alquanto sorprendente in un territorio come quello dell'imperiese, dove monti e colline si susseguono senza respiro. Questo luogo era frequentato dai nostri avi per diverse attività agricole, prima fra tutte la raccolta del fieno. Testimonianza di questo operato sono i resti di un'antica carrucola destinata al trasporto del fieno fino al paese. Così, mentre gli uomini erano intenti a falciare, i più piccoli tenevano in funzione la carrucola, spingendo i mucchi di fieno fino a valle...
Si narra che un bimbo, dopo aver spinto con troppa energia una balla di fieno pronta per discendere, si trovò ad un passo dal precipitare nel terreno, via via sempre più scosceso, antistante la carrucola. Per salvarsi si aggrappò con tutte le sue energie al fieno e, sorretto durante l'avventuroso viaggio dalla fune di trasporto, giunse indenne a destinazione. Al suo arrivo, i contadini liberarono un profondo sospiro di sollievo: la vista di un pargolo che attraversava una valle profonda sospeso nel cielo da una sottile fune fu uno spettacolo alquanto inquietante. Qualche decilitro di adrenalina ed un saldo bicipite furono la via di salvezza per archiviare il fatto fra le storie a lieto fine. Tutto questo però è soltanto una descrizione storica della vita contadina a Deglio Faraldi. E l'evento successe per davvero. Ma cosa nasconde la Sotta delle Basue in un luogo dove le famiglie svolgevano la loro quotidiana attività contadina?
La tradizione popolare vuole che il Prato dei Coppetti sia in qualche modo legato all'occulto e rappresenti un sito dove streghe e folletti diedero vita a leggende e a misteri trasmessi oralmente da una generazione all'altra quando, al termine della giornata, era consuetudine nelle famiglie trascorrere la sera al fuoco del camino. Ecco la storia.
Un tempo, un contadino molto povero decise di recarsi a Deglio Faraldi. L'uomo non possedeva nulla e dopo aver lavorato molto, vessato dalla siccità e dagli scarsi guadagni, riuscì a mettere da parte un piccolo mucchio di grano. Con il raccolto in spalla, l'uomo si recò alla volta di Deglio dove la macinatura di quel poco frutto gli restituì un ancor più modesto sacco di farina. La sera era già avanzata e non appena l'uomo si trovò al Prato dei Coppetti, il campanile di Deglio cominciò a suonare la mezzanotte. Fu all'ultimo rintocco che successe qualcosa di straordinario: ragazze bellissime vestite di fiori e di mille ricchezze comparvero dal nulla cantando e ballando nel Prato misteriosamente illuminato. Per lo stupore, l'uomo lanciò un grido di entusiasmo; ma fu in quel mentre che tutta la magia scomparve. Sentitosi in colpa per il suo intervento, il contadino raccolse il suo sacco quando, con grande stupore, si rese conto che questo era così colmo di farina da non riuscire quasi a portarlo.
All'indomani, raggiunto il paese esausto ma felice, l'uomo raccontò il fatto agli amici che, come avveniva un tempo nei nostri borghi, erano soliti incontrarsi nelle piazze per trovare un po' di ristoro. Molti lo presero per pazzo; altri partirono il giorno dopo con un pugno di farina nel sacco più grande che avevano. Giunti al prato, al termine dei rintocchi di mezzanotte, comparve la magia. Esclamarono a gran voce per lo stupore ma le ragazze, i canti e i balli scomparvero improvvisamente nel nulla come avvenne la notte precedente. Il risultato però fu molto diverso: i sacchi dei contadini erano colmi di pietre.
Ora tocca a voi. Fate un salto al Prato dei Coppetti; vedrete quanti mucchi di pietre ci sono nei piccoli prati vicini! Vedrete inoltre la Sotta delle Basue. In dialetto, sotta significa avvallamento (o zona di terreno in depressione, paludosa) e basue si traduce con streghe. Quest'area si trova sul lato occidentale del Prato. In quest'angolo ombroso, si forma spesso un lago d'acqua stagnante che permane per mesi e mesi dove un'erba nera e contorta amalgamata in ciuffi scomposti trova la vita.
E' la Sotta delle Basue, luogo oscuro e misterioso dove ancora oggi, secondo la tradizione, streghe, folletti ed altre figure si trovano nelle notti di luna piena per celebrare i loro riti. E ancora oggi, ogni primo maggio di ogni primavera, migliaia e migliaia di persone, provenienti da tutte le vallate della zona, si incontrano per festeggiare insieme la nuova stagione.
Detti e Proverbi Tipici
Protagonista d'eccellenza dei proverbi tipici liguri è l'asino (ase). Ecco alcuni evergreen di saggezza popolare nostrana:
Chi lava a testa a l'ase perde tempu, lescïa e savun.
Chi lava la testa all'asino perde tempo, acqua e sapone. In altre parole, è meglio non perdere troppe risorse a spiegare qualcosa ad un testone (testun) confidando nella sua scarsa disposizione ad apprendere. Tuttavia, l'asino non è sempre sinonimo di zuccone: talvolta, infatti, è proprio lui a darci una bella lezione in tema d’astuzia:
L'ase dunde u casse inn-a votta u nu ghe passa ciû a segônda.
Dove l'asino cade una volta, non passa più la seconda.
Vediamo ora, come il senso pratico sia stato il principio portante dell'ossatura morale del ligure d'una volta. E questo, anche a discapito del ben più irrilevante senso estetico:
A bellessa a no fa boggî a pûgnatta.
La bellezza non fa bollir la pentola.
Per concludere, alcune perle di filosofia di vita:
O mêgo o va e o ven, e chi ha o mâ se o ten.
Il medico va e viene e chi ha male se lo tiene.
Duî capitani, nave in ti schêuggi.
Due capitani, nave sugli scogli.
A forsa de tia l'oegia a-o can, s'o no l'addenta ancheu o l'addenta doman.
A forza di tirare l'orecchia al cane, se non lo morde oggi lo morderà domani.
A chi no ghe piaxe o vin, o Segnô o ghe leve l'ægua.
A chi non piace il vino, il Signore levi l'acqua.
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